Opinioni

Solano risponde a Morra: “Parla di cose che non conosce e non rispetta le istituzioni”

Il sindaco rieletto di Stefanaconi e presidente della Provincia di Vibo Valentia risponde alle accuse del presidente della Commissione antimafia.

Il nostro è un Paese curioso. Succede anche che il presidente della Commissione Parlamentare Antimafia anzichè utilizzare i canali istituzionali, affidi ai social e nello specifico a facebook, la richiesta di una commissione di accesso alla provincia di Vibo Valentia, su presunti reati commessi dal suo presidente. Così l’on. Nicola Morra, ex pentastellato, anzichè scrivere al suo ministro degli Interni Lamorgese e al prefetto di Vibo Valentia, preferisce lanciare ombre e sospetti a mani piene affidandole alla gogna mediatica dei social. Adesso non sappiamo se abbia ragione o meno, ma ci sembra che la magistratura stia indagando ancora su alcuni fatti e la fiducia nei giudici non può essere a corrente alternata. E cioè profonda se è nel nostro interesse, minima se i coinvolti sono altri, avversari politici.

Di questa vicenda, come di quella della richiesta di accesso contro il sindaco di Capistrano e il sindaco di Tropea, non ci siamo volutamente occupati perchè siamo convinti che la magistratura sa fare la sua parte come lo sanno fare le varie istituzioni, nelle quali occorre avere fiducia fino a prova contraria, così come ognuno di noi è innocente fino alla condanna in terzo grado. Non siamo certo ciechi, vediamo che i nostri territori non sono certo virtuosi e indenni da situazioni poco chiare, ma questo non ci deve far gridare sempre al lupo al lupo, perderemmo ogni credibilità. In ogni casi riportiamo integralmente la nota inoltrataci da Solano, per chi volesse sapere cosa ha detto Morra basta accedere alla sua pagina facebook. (m.l.r.)

La nota di Salvatore Solano

“Credo fermamente nella legge. E la legge prevede alcune cose che, mio malgrado, mi ritrovo a dover rammentare a chi scrive parole che di essa non hanno memoria. Lontano dalla via della polemica, che ho abbandonato ancor prima di imboccare scegliendo il silenzio fuori dalle aule di giustizia, e ricorrendo alle parole al solo fine di richiamare l’attenzione su ciò che la legge stabilisce e che la giustizia persegue.

Nei tribunali e non su Facebook.Ed è su Facebook che è apparso un post che mi impone di prendere la parola.Mi riferisco alle parole spese sulla mia persona dal dott. Morra.

Ebbene, sarebbe prudente evitare di maneggiare sui social, da parte di chi della legge dovrebbe essere garante, fatti coperti da segreto istruttorio: che sia la stampa a farlo è un malcostume oramai tollerato, ma che a ciò arrivi un rappresentante delle istituzioni, non è un esempio edificante, e potrebbe talora costituire reato.

La contestazione di abuso d’ufficio da ultimo notificatami riporta a fatti diversi da quelli che ha preteso di ricostruire il dott. Morra, basandosi su notizie giornalistiche e non sul fascicolo procedimentale, che egli non conosce. E del quale non potrebbe parlare.

Prima di arrivare ad esternare delle gravi verità, poi, bisognerebbe essere sicuri che siano tali: grandi responsabilità non tollerano ignoranza, intesa come non conoscenza, dei fatti e delle norme di legge. Così non risponde al vero il fatto che la Provincia si sia costituita parte civile contro la mia persona nel processo Petrolmafie, non essendo io accusato del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, per cui l’Ente ha esercitato l’azione.

Il paradosso che viene segnalato ed enfatizzato di seguito, dunque, è una proiezione della non conoscenza di cui sopra! La richiesta di intervento del prefetto affinché venga attivata ed avviata una commissione di accesso agli atti per verificare le eventuali infiltrazioni mafiose è suggestiva.

Essa è però offensiva del lavoro della magistratura, e probabilmente ultronea visto che chiaramente la Procura procedente ha già effettuato tutte le verifiche necessarie, ma evidentemente non sufficienti per il dott. Morra. All’ultima domanda che egli ha posto vorrei rispondere ricordando che vi è una Costituzione che tutela la presunzione di non colpevolezza, a cui fa seguito una legge volta ad evitare che l’iscrizione a notizie di reato di una persona possa diventare strumento di vessazione e di ricatto politico.

Nessuna norma di legge, nel nostro amato Paese che è garantista per Costituzione, consente di rispondere con un “No” alla sua domanda se io possa restare presidente della Provincia con un processo in corso. Soprattutto in considerazione del fatto che non vi è stata ancora nei miei confronti pronuncia (neanche provvisoria) sulla responsabilità. Se tanto stabilisce la legge, allora dovrebbe bastare a farci credere che così sia giusto.

Ricordando sempre che il diritto è ispirato al buon senso.Quello che mi dà la serenità di andare avanti in ciò in cui credo è la mia ferma convinzione che la verità si rivelerà in tutta la sua chiarezza e che la giustizia opererà nel giusto. La domanda che piuttosto mi porrei da cittadino é la seguente: é giusto che chi presiede la Commissione parlamentare antimafia non abbia conoscenza di cosa stabilisca la legge?

E non è quantomeno uno sgarbo istituzionale il fatto che, nell’esercizio di tale funzione, si spinga a provare a condizionare l’operato di un rappresentante territoriale di Governo mettendone in discussione l’operato e svilendone le prerogative?“.