Cultura

La Calabria medievale e l’antica via della seta

Il periodo tardo medievale rappresentò il principale momento di svolta per la storia economica europea, grazie alle relazioni commerciali internazionali alimentate e organizzate dai mercanti-banchieri. La Calabria non fu esente dal partecipare a questo vivace cambiamento; se si considera che la fama del suo territorio si era già ampiamente affermata sotto il periodo bizantino. L’offerta calabrese, caratterizzata principalmente da vino, grano, agrumi, seta e legname, incontrava le esigenze dei mercanti che dopo essersi riforniti del necessario partivano alla volta del Levante, raggiungendo così le più floride piazze commerciali del Mediterraneo.

Per poi rientrare da quei luoghi con spezie, profumi, zucchero ma soprattutto tessuti di pregio che sapevano soddisfare il gusto delle corti europee e degli ecclesiastici. All’interno delle piazze europee giungeva inoltre la seta grezza, ricercata dalla nascente manifattura serica, che infatti tra il finire del XII e la metà del XIV secolo fu monopolio delle maestranze lucchesi.  Per delineare le condizioni che permisero alla Calabria di ottenere un ruolo preponderante nel commercio serico sul finire del Medioevo, occorre analizzare i mutamenti e le dinamiche che interessarono tutto il mercato mediterraneo in quel periodo.

A livello storico due sono gli eventi rilevanti: la peste del Trecento e l’ascesa dell’Impero Ottomano. Questo perché da un lato l’epidemia, pur falciando la popolazione, affrettò il compimento di quei mutamenti socioeconomici che erano in via di affermazione nelle città europee; dall’altro l’ascesa turca che dal Levante giunse ai Balcani, mise in discussione gli equilibri alla base del mediterraneo. Due eventi storici che sembrano gettare nel baratro dell’oscurità il mediterraneo ma che furono in realtà l’impulso verso il miglioramento. Infatti per quanto la peste nere possa rappresentare uno spartiacque, la fioritura economica in risposta alla depressione derivata dall’epidemia, aveva le proprie radici in quella talassocrazia latina che dal X secolo fino all’arrivo ottomano agì quasi incontrastata.

Allo stesso modo, gli Ottomani si imposero come una nuova forza in grado di determinare gli equilibri nel Mediterraneo orientale, forti e consapevoli di un potere negoziale derivante dal governare nel cuore della Via della Seta. Indubbiamente da questo periodo in poi, tracciare un quadro dei legami commerciali tra il Mediterraneo occidentale, quello orientale e le fiere europee, non è impresa ardua, dal momento che divennero con il passare nel tempo sempre più capillari. Le origini di questo vasto contesto commerciale sono indubbiamente da attribuire ai mercanti amalfitani e veneziani. Essi, per perseguire i loro obiettivi dovettero stringere relazioni diplomatiche con i sovrani che governavano nei territori di loro interesse in quel periodo, cioè i califfati islamici e l’impero bizantino. La lungimiranza di questi uomini d’affari diede avvio a quella rivoluzione commerciale che proseguì per tutto il Medioevo, contribuendo così alla crescita dei centri urbani europei.

Proprio sulla base di questa documentazione è stato più volte attribuito alla Calabria dell’XI secolo un ruolo attivo nell’esportazione di seta grezza, destinata non solo alle manifatture di Costantinopoli, ma anche al mercato egiziano. L’importanza della produzione serica calabrese, coincide con l’interesse dimostrato dal Regno di Napoli, i cui regnanti intervennero prontamente a tutelare il settore, i suoi lavoratori e soprattutto coloro che sovvenzionavano con i propri capitali la produzione nella regione, ossia gli ebrei. Questa attenzione, verrà definitivamente concretizzata con la redazione dei Capitoli, Ordinationi et Statuti dell’Arte della Seta, disposti da Carlo V nel 1519 per la città di Catanzaro, che era divenuta il centro di produzione serica più importante della regione.

Giungendo al nocciolo del problema viene dunque da chiedersi: quali ragioni hanno determinato un improvviso boom negli acquisti di seta calabrese a partire dalla seconda metà del Quattrocento? L’exploit della seta grezza calabrese alla fine del Medioevo dipese da numerosi fattori. Uno in particolare, riguardava la conversione e della produzione laniera in produzione serica. 

Questo perché, all’indomani dell’epidemia trecentesca, il numero dei lavoratori a disposizione del settore tessile, già compromesso dalle carestie, diminuì vertiginosamente; parallelamente, il mercato europeo, specchio di una società decisamente diversa subì un cambiamento significativo, che si tradusse principalmente in una crescita esponenziale della domanda internazionale di beni di lusso. Questa breve analisi ci porta a comprendere le dinamiche economiche e commerciali tra il Tardo Medioevo e l’età moderna.

All’interno di questo scenario, la Calabria fornisce un esempio calzante di questi fenomeni, in quanto essa poté acquisire un ruolo preponderante nell’economia medievale grazie ai cambiamenti avvenuti nel Mediterraneo.  Grazie al prodursi di differenti situazioni, la gelsicoltura calabrese poté colmare il vuoto lasciato dalla difficoltà di gestione dei mercati orientali e si guadagnò un ruolo fondamentale per la produzione dell’industria serica settentrionale, divenendo contestualmente parte attiva e centro nevralgico di una nuova Via della Seta.