Volley

L’urlo dell’ex capitano Simeonov: a Vibo non si “sverna”, ma si gioca con il cuore

Vincenzo è stato uno dei campioni più amati della Tonno Callipo.

Dalla Tonno Callipo ne sono passati tanti in 20 anni, da Rosalba a Priddy, da Murilo a Raphael, fino ai nomi più recenti l’elenco sarebbe lungo, ma l’azzurro di origini bulgare è stato tra quelli che hanno lasciato il segno più di altri, sia in campo che nel cuore dei supporters giallorossi. Un giocatore che il patron Pippo Callipo ha sempre apprezzato e che ha voluto fortemente portare a Vibo Valentia.

Non a caso è stato affidato a lui il compito di dare l’augurio per la nuova stagione sul sito della società giallorossa. Il giocatore è carismatico e le sue parole sono significative ed importanti. Simeonov, Vincenzone nostro come lo chiamvano i tifosi, 43 anni compiuti a febbraio, ricorda a chi oggi veste la casacca giallorossa, da autentico leader anche fuori dal campo, che la Tonno Callipo va rispettata. “Non è corretto pensare di andare a Vibo Valentia tanto per svernare – ha detto Simeonov – Facendosi bene i propri conti: in questo posto non nevica, c’è un buon clima, si sta bene e pagano puntualmente. Sarebbe come commettere un’ingiustizia nei confronti del presidente e della sua famiglia”.

Tra le fila della squadra calabrese Simeonov arrivò nella stagione 2008-2009, portando una buona esperienza maturata sul campo con le maglie di club come Cuneo, Montichiari, Padova e Piacenza e con la maglia azzurra, lasciando e portandosi dietro ricordi bellissmi dopo tre campionati, di cui due da capitano: “In Calabria ho trovato gente di cuore. Le mie titubanze iniziali non erano sulla società ma sul posto ma in poco tempo mi sono dovuto ricredere. Vibo non potrò dimenticarla mai anche perché è lì che nel 2010 è nata la mia prima figlia. Inoltre, noi giocatori ci sentivamo parte di una grande famiglia. Un rapporto che molti hanno coltivato anche dopo essere andati via al punto che spesso tornano per fare visita al presidente.”.

Simeonov a Vibo Valentia, come dice lui stesso, ha lasciato il cuore e tanti buoni ricordi. Arrivavo dalle mie migliori stagioni e avevo deciso di cambiare anche rischiando per qualcosa di nuovo. Ricordo che prima di firmare il contratto ho voluto conoscere il presidente che mi ha accolto negli uffici della sua azienda. Fin dalle prime battute sono stato affascinato dalle sue parole che ho ancora ben impresse nella mente. Mi ha parlato del rapporto diretto e familiare che ha con i suoi dipendenti e mi ha invitato a dare il meglio di me quando avrei indossato la maglia su cui è riportato il nome Callipo come simbolo di una realtà imprenditoriale sana e di successo. Dopo un discorso così non ho avuto bisogno di pensarci tanto e sono diventato uno di loro. Il primo anno siamo stati la sorpresa del campionato perché una squadra neopromossa che fa i play-off con Trento, e per due volte porta il punteggio sul 3-2, con la grossa possibilità di vincere al tiebreak, perdendo una volta 16-14 e l’altra 17-15, è una soddisfazione immensa e inaspettata”.

Dopo il primo anno da record, con 380 punti realizzati, arriva un infortunio. “Sono rimasto fuori due mesi, sono rientrato prima di Natale perdendo di fatto mezzo campionato. Quella stagione non andò molto bene anche perché non eravamo riusciti a tenere la stessa squadra dell’anno precedente. I giocatori più interessanti erano stati intercettati dai grandi club del Nord come è stato per Raphael, Diaz, Anderson e tanti altri. Purtroppo un gruppo coeso si crea nel tempo, non si può pretendere di crearne uno nuovo e poi chiedere subito i risultati. So che è stato difficile anche per il presidente trattenere dei giocatori di quel calibro perché ovviamente come sponsor unico non può competere con le capacità economiche delle corazzate del Nord. Io sono rimasto per tre anni perché volevo aiutare la società perché ero comunque il giocatore con più esperienza e ho indossato la fascia di capitano per due anni. Nel 2010-11 abbiamo cambiato tanti altri giocatori, tra cui due bulgari e anche loro hanno avuto molti infortuni e non hanno potuto rendere per le loro potenzialità.”.

Aurora La Rocca

Vincenzo Simeonov con il presidente Pippo Callipo e i’allora sindaco Sammarco (2008 – foto archivio Vibosport)

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