Cultura

Che sia sempre 25 aprile!

L’intervento del Rettore dello storico Convitto Gaetano Filangieri di Vibo Valentia

Per il 2° anno consecutivo il “25 Aprile” ricade in un tempo sospeso che da molto opprime pensieri ed azioni; purtuttavia una riflessione si impone.

            Una pletora di “opinionisti” –  qualche volta semplici elementi di arredamento di stantii talk show –  hanno correttamente stigmatizzato il comportamento del leader turco Erdogan tenuto con la presidente Von der Leyen, attenzionando però solo marginalmente le negazioni dei diritti umani, i giornali controllati ed i reporter incarcerati, il regime dittatoriale imposto in quel Paese.

            “La paura di un nuovo totalitarismo è un errore”, sostenevano in due distinte interviste il giudice Nordio ed il prof. Cacciari, probabilmente con ragione: soffermarsi sulle scempiaggini di qualche nostalgico, è inutile perdita di tempo.

            Non può essere però sottaciuto il clima preoccupante in cui i semi di una velata neo dittatura hanno ripreso a germogliare da tempo; sottovalutarli – e non mi riferisco alle carnascialesche “braccia tese” –  potrebbe risultare un grave errore.

            Ribadire con forza che il 25 Aprile fu ed è il giorno più importante della storia repubblicana, significa adempiere ad un dovere civico e morale; significa considerare la Storia – quella vera non quella inventata da improvvisati revisionisti – patrimonio insuperabile delle radici di un popolo.

            C’è molto di totalitario nella Turchia di Erdogan, nell’Ungheria di Orbán, nella Russia di Putin, tra i sostenitori dell’ex presidente Trump, di Le Pen, Strache o Weidel; ci sono eguali inconfondibili tracce – camuffate da stolto decisionismo –  in Italia.

            Negli anacronisti tentativi negazionisti, nel bisogno dell’uomo/donna forte che dia l’illusione di risolvere i problemi, che blateri immediati interventi; nella necessità di trovare un capro espiatorio, tipica di tutti i regimi autoritari – l’alta finanza ed “i poteri forti”, l’Europa che ci schiavizza, i mercati internazionali che ci ricattano, l’invasione dei migranti; nel proporre rimedi semplici per problemi complessi, attività buona per carnascialesche dirette social.

            Sono tutte caratteristiche di un nuovo lutto che oscura vesti e menti: la cui caratteristica è l’approssimazione nella disamina dei problemi: il debito pubblico? Basta ignorarlo; lo spread? Basta “mangiarlo a colazione”; la pandemia? È finita da tempo; i porti? Chiudiamoli!

            Imbarazzanti la misconoscenza di una pur elementare Sintassi Istituzionale e le quotidiane esternazioni a prescindere da capacità e conoscenza degli argomenti: lavoro, sicurezza, scuola, economia, disabilità, infrastrutture, politiche regionali, cultura, sport, esteri, difesa, tutto è un campo aperto su cui elucubrare. La competenza? Su facebook non serve.

            E’ l’humus su cui cresce rigogliosa l’idea dell’uomo solo al comando, già tristemente sperimentata nella prima metà del secolo scorso, gloriosamente sconfitta dagli uomini con il proclama del 25 aprile 1945 e condannata inesorabilmente, imperituramente dalla storia!

            Ecco perché nella Festa della Liberazione, non c’è nessun adempimento di uno stanco cerimoniale; ecco perché l’antifascismo è il valore inestimabile su cui poggia la nostra democrazia.

            “Libertà e democrazia – ha dichiarato il Presidente Mattarella – sono incompatibili con chi alimenta conflitti, fomenta scontri, costruisce nemici”.

            Festeggiare il 25 Aprile, denunciare con forza, individuare precocemente atti e comportamenti autoritari non è solo necessario: è doveroso.

            Quando Vittorio Foa incontrava Giorgio Pisanò a palazzo Madama gli diceva: “Vedi, noi abbiamo vinto e tu sei senatore, quando c’eravate voi io stavo in galera”.

            È questa la differenza fra democrazia e dittatura; e Mario Draghi ha utilizzato il termine perfetto per etichettare  il premier turco: dittatore. Altro che sgarbo istituzionale.

            Chapeau a lui e buon 25 aprile a tutti noi!