Opinioni

Camere Penali contro Presa Diretta: “Pagina di inciviltà”. Iacona: “Ho fatto il giornalista”

La nota fa seguito alla puntata di “Presa Diretta” andata in onda lunedì sera su RAI Tre, dedicata all’indagine “Rinascita Scott”. La replica di Iacona: “Ho fatto solo il giornalista”.

Dura presa di poszione della Unione delle Camere Penali Italiane contro la trasmissione di RaiTre Presa Diretta, condotta da Riccardo Iacona, nel corso della quale si è “anticipato” il processo Rinascita Scott, nato dalle indagini della Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri.

“In relazione alla puntata della trasmissione “Presa Diretta” andata in onda lunedì sera su RAI Tre dedicata all’indagine della Procura della Repubblica di Catanzaro denominata “Rinascita Scott”, esprime lo sdegno dei penalisti italiani per questa pagina di desolante inciviltà scritta dal servizio pubblico radio-televisivo”, inizia così la nota della Giunta nazionale di Unione Camere Penali Italiane. Una protesta che fa seguito a quella delle varie Camere territoriali e organismi profesisonali forensi.

È semplicemente inaudito che proprio dagli schermi del servizio pubblico della informazione milioni di cittadini abbiano dovuto assistere alla unilaterale ed arbitraria selezione di atti del fascicolo del Pubblico Ministero di Catanzaro – si legge ancora nella nota dell’Unione delle Camere Penali – , relativi ad una vicenda giudiziaria -c.d. “Rinascita Scott”- il cui dibattimento ha cominciato solo da qualche settimana a muovere i suoi primi passi. La ormai consolidata identità culturale e professionale di larga parte del nostro giornalismo giudiziario è quella di chi è abituato a confondere una ipotesi accusatoria con la verità storica, una indagine della Procura con una sentenza definitiva, una ordinanza di custodia cautelare con la irrevocabile prova della responsabilità dell’imputato.”.

Questa penosa attitudine ancillare del nostro sedicente giornalismo di inchiesta, che si riduce a sfogliare, comodamente seduti, faldoni di atti forniti da uffici di Procura o di Polizia Giudiziaria all’uopo assiduamente e speranzosamente frequentati, per poi farsene scrupolosi divulgatori, dà la misura di questo colossale equivoco. La narrazione elegiaca di una indagine non ha nulla a che fare con il giornalismo di inchiesta, se – solo per fare un esempio- non si ha nemmeno la curiosità e soprattutto il coraggio intellettuale almeno di interrogarsi (e magari di conoscere, leggere e poi spiegare alla pubblica opinione) gli oltre 140 provvedimenti giurisdizionali di annullamento e di revoca di misure cautelari adottate in quella stessa inchiesta“.

“Ma soprattutto, è inconcepibile immaginare che sia legittimo confezionare e mandare in onda una trasmissione così partigiana ed unilaterale, mostrando atti ed elementi di prova ancora ignoti al Collegio giudicante, mentre è appena iniziato il processo che dovrà esattamente giudicare la fondatezza della indagine, e le responsabilità personali degli imputati. Solo una sottocultura populista e giustizialista marchiata da un autentico analfabetismo costituzionale può relegare il processo penale, cioè l’unico luogo che il nostro sistema penale riconosce come legittimato alla ricostruzione dei fatti e delle responsabilità, ad un evento secondario ed immeritevole di attenzione, cui affidare il compito solo di soddisfare le aspettative di condanna alimentate da una indagine che ha già adempiuto al compito di ricostruire la Verità”.

In chiusura della nota, la Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane rimarca la singolare coincidenza di una “pagina così scandalosa del giornalismo” scritta con la trasmissione di Iacona e trasmessa su RaiTre, con il richiamo appena pronunziato dalla ministra Marta Cartabia, Presidente emerito della Corte Costituzionale, sullaindifferibile necessità di riposizionare la presunzione di innocenza al centro del sistema penale e della sua rappresentazione mediatica”.

La replica di Riccardo Iacona: Ho fatto solo il giornalista

“Io ho fatto quello che deve fare un giornalista: ho parlato dell’indagine Rinascita Scott. Io non faccio la cronaca del processo.” Dichiara il conduttore che aggiunge: ”Il processo è cominciato da due mesi. Chissà quanto ci vorrà prima che finisca. Ma le dinamiche processuali che c’entrano con un’inchiesta che è stata fatta nel 2019 e di cui hanno parlato nel mondo intero, per i contenuti importanti che ha? E sono questi contenuti quelli che ho raccontato io”.

“C’è bisogno che i giornalisti italiani – sottolinea Iacona – tornino ad occuparsi della ’ndrangheta, che non lascino soli i tanti magistrati che lavorano su questo terreno in tutta Italia e che invece utilizzino le loro inchieste per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su un pericolo gravissimo che abbiamo nel nostro Paese: l’inquinamento del tessuto democratico ad opera di organizzazioni che sono talmente potenti che, come insegna Rinascita Scott, riescono anche a dilagare in quella terra di mezzo dove ci sono i professionisti, deve c’è l’economia e così via”.