Politica

Vibo Valentia e qualità della vita: il precipizio in un ventennio

La provincia di Vibo Valentia nel 2001 era piazzata in un onorevole 80.mo posto della annuale classifica elaborata dal Sole 24 Ore, da quell’anno è iniziata una involuzione che nessuno è riuscito a fermare.

Già nel 2005 la situazione era diventata quasi drammatica con un crollo fino alla 103,ma posizione, subito ribaltata 365 giorni dopo con il rientro tra le province di media classifica, rientro durato fino al 91.mo posto del 2011. Da allora è stata una continua scivolata verso il basso, fino al 107.mo e ultimo posto del 2018 e all’attuale e poco incoraggiante 104.mo di poco dietro a Catanzaro (102.ma) e davanti a Crotone (107,ma).

Cosa è successo in questi venti anni? Nel 2001 Vibo Valentia brillava nella sezione Giustizia e Sicurezza con un ottimo 16.mo posto, in quella Ambiente e Servizi (37.ma) e dominava in Demografia e Società al primo posto tra le province italiane. Nel 2020, invece, occupava rispettivamente il 71.mo, 105.mo e 17.mo posto.

Un disastro il 2020 sotto il profilo della Cultura e del Tempo libero con un 105.mo posto che appena tre anni fa era un buon 77.mo. A pesare in questa categoria è soprattutto la mancanza di spettacoli, offerte culturali e, strano ma vero, le poche palestre sul territorio. Mentre va bene per la presenza di librerie ogni mille abitanti (43.ma) e biblioteche (44.ma). Nello sport, tutto sommato, la situazione è migliore con un 89.mo posto dovuto soprattutto alla presenza di realtà come Vibonese e Tonno Callipo.

Su Affari e Lavoro c’è poco da aggiungere: la crisi è sotto gli occhi di tutti. Un dato fa capire l’andazzo: 99.mo posto in Italia per tasso di disoccupazione.

Quella che ne scaturisce è una fotografia impietosa della involuzione dell’intera provincia (e non solo della città capoluogo), concomitante con il dissesto della istituzione Provincia e con la sua dequalificazione ad Ente di secondo livello.

La colpa è certamente della classe politica che non ha fatto altro che concentrarsi su se stessa e diventare autoreferenziale, anziché servire il territorio e intavolare progetti in grado si risollevare una provincia che dal punto di vista culturale, turistico, dei servizi e del tempo libero avrebbe tanto da offrire.

Eppure ad oggi, dopo ben venti anni la città capoluogo non ha il teatro (finanziamento risalente al 2000) e non ha una pista di atletica leggera (finanziamento risalente addirittura al 1990), possiede una sola sala cinematografica (in tutta la provincia sono due, numeri da terzo mondo). Ed anche se della provincia fanno parte centri turistici importanti come Tropea, Capo Vaticano e Pizzo, pesa la mancanza di infrastrutture adeguate e moderne. Si pensi al porto di Vibo Marina ancora in bilico tra Capitaneria e Autorità Portuale, per il quale si sono spese tante belle parole, ma per il quale non è stato fatto nulla.

Non occorre aggiungere altro, se non chiedere a chi ci amministra e a chi andrà a governare la Regione di non considerare il Vibonese come territorio di conquista, ma come opportunità di crescita per la Calabria.

La partita non è finita ed è ancora tutta da giocare per il futuro dei nostri giovani, ma bisogna scendere in campo convinti di potercela fare.

Bonne chance, Vibo Valentia.

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