La demolizione della struttura sita al Pennello, con mobilitazione enorme di forze, se portata a termine sarebbe stata un atto illegale. L’ordinanza non era stata notificata.
Mancava un tassello importante al provvedimento emesso dal Comune di Vibo Valentia nel mese di dicembre del 2020, con il quale si intimava la demolizione del Chiosco Azzurro: la notifica all’interessato. Giuseppe Francolino, titolare della struttura esistente dagli anni cinquanta del secolo scorso, non aveva mai ricevuto quella ordinanza e, così, non aveva potuto esercitare il suo diritto di difesa davanti al Tar (Tribunale Ammnistrativo Regionale) dove far valere le sue ragioni.
Adiuvato dai suoi avvocati, Francolino è riuscito a vincere il primo round. Ma non è finita, perchè il Comune, messo alle strette, è stato costretto a fare marcia indietro e procedere alla rinotificazione dell’atto, questa volta avvenuta in maniera corretta. Adesso Francolino potrà impugnare, entro sessanta giorni, l’atto davanti al giudice amministrativo. Come è giusto che sia.
Resta la brutta impressione per uno spiegamento di forze spropositato per un atto che era illeggittimo e che avrebbe portato ad una clamorosa ingiustizia se Francolino non si fosse barricato con la famiglia nella struttura del Chiosco Azzurro. Aveva detto: “Se mi mostrano la notifica, vado via e potranno procedere alla demolizione. Ma se non ce l’hanno sono pronto anche a gesti estremi”. E la notifica non c’era ed il Comune non è stato in grado di esibirla.
Ieri Francolino ha inviato ai giornali una nota nella quale ribadisce la sua posizione ed aggiuge: “Il problema del rione Pennello per il Comune è solo il Chiosco Azzurro, ma si sono guardati attorno?”. E poi si domanda: “Perchè la macchina della legalità non provvede a liberare gli immobili abusivamente occupati, di proprietà del Comune? perchè non vi fate una passeggiata ai piedi del castello di Vibo ove esiste un intero palazzo abusivamente occupato? Oppure una passeggiata alle case popolari per vedere chi effettivamente ne fruisce?”.
E conclude: “Sono pronto immediatmente a lasciare il lido, ma posso avere una abitazione dignitosa ed essere in questo sostenuto dal Comune?”