Cultura

Scrimbia e Calameo una love story struggente della antica Hipponion

Scrimbia e Calameo come Giulietta e Romeo, storie d’amore, di passione e morte: non si adiri il lettore di un paragone che appare azzardato, ma non tanto.

La nostra storia è narrata da una leggenda della Magna Grecia, la seconda è raccontata dai versi invincibili di un grande poeta come William Shakespeare (ecco cosa manca alla vicenda ipponiate: l’immortalità e la bellezza della poesia). Cosa hanno in comune? Le lacrime, la passione, e l’amore contrastato ed eterno.

Scrimbia e Calameo è una leggenda dell’antica città di Hipponion, riportata alla memoria in questi anni soprattutto dalla scrittrice Maria Concetta Preta nel suo romanzo Il Segreto della Ninfa Scrimbia. Legate a questa leggenda a Vibo Valentia rimangono quattro memorie ben dislocate: una antica fontana di cui, oggi, rimane solo un arida pietra, mal collocata tra due ali di cemento sul viale Alcide De Gasperi (che meriterebbe ben altra sistemazione e visibilità); un altorilievo bronzeo che apre il racconto storico sulle Porte del Tempo del Duomo di Santa Maria Maggiore e San Leoluca; una scultura di Reginaldo D’Agostino nella fontana di piazza Municipio. E ultima, non per ultima, rimane la ricca stipe votiva di Scrimbia di Hipponion, depredata e saccheggiata dai tombaroli e non ancora indagata dagli archeologi.

Perché di tanto amore non si nutre anche il Giardino di Ierone, la città in cui le giovinette usavano ornare i capelli con ghirlande di fiori, la città della Primavera cara a Persefone? Sublimiamoci nella storia e nella sua bellezza.

Scrimbia era una ninfa che dimorava nei pressi di una fonte che scorreva nei boschi di Hipponion. A differenza delle sue sorelle, non era immortale e per questo motivo era particolarmente incline ai sentimenti umani. Era bella, bellissima, un incanto, un sogno per i giovani di Ipponion che quando la incontravano, la cosa era rara, ne rimanevano ammaliati per sempre.

Un bel giorno la incontrò, mentre ella faceva il bagno nel fiume, Calameo, un giovane alto e di bell’aspetto: si innamorò follemente di lei. La pensava notte e giorno ininterrottamente, la vedeva nelle foglie degli alberi, nei fiori dei campi, nelle albe e nei tramonti e ovunque si voltasse. A cagione di questa sua passione, Calameo iniziò a scrivere intense e ispirate rime che poi lasciava scivolare nell’acqua della fonte dove viveva Scrimbia. Lette le appassionate poesie, la ninfa volle vederlo e fu così che anche lei finì per invaghirsi.

Accecata dalla passione, dopo aver lottato con le sue sorelle che osteggiavano il suo amore, Scrimbia, non sopportando più di vedere l’amato Calameo soffrire per l’amore non corrisposto, decise di confessargli che anche lei lo amava. Tuttavia, secondo le leggi dell’Olimpo, una semidea e un mortale non potevano assolutamente unirsi in un rapporto d’amore.

Un giorno, però, accadde l’irreparabile: Calameo baciò Scrimbia, e Scrimbia non si ritrasse. Accompagnati dal cielo stellato e dal suono delicato dello scorrere delle acque, i due si amarono per tutto il giorno e per tutta la notte, tanto che l’alba li sorprese abbracciati.

Così li sorprese anche Zeus che andò su tutte le furie. Tanto ardore andava punito, la legge era infranta. La sentenza fu di condanna tremenda, e a nulla valsero le preghiere e le implorazioni di perdono che elevava verso l’Olimpo la disperata Scrimbia.

Calameo fu raggiunto ad Ipponion da Hermes, il messaggero degli dei. “Con lei vuoi vivere per sempre, da lei tu non sarai mai separato!”, esclamò. Il dio alato si recò quindi da Scrimbia recando una pianta di calamo: “Ecco il tuo amore”, disse e volò via. Scrimbia scoppiò in lacrime e pianse copiosamente, e tanto pianse che si trasformò in fonte perenne che accolse per sempre il verde calamo nelle sue acque, in un abbraccio di amore eterno.

Fin qui la leggenda. Vi è piaciuta? Leggetela ai vostri figli, raccontatela, perché la nostra terra non è solo terra di dolore, ma terra di amore, di culto e di cultura, perché dalla Magna Grecia è nata l’Italia.

(Le illustrazioni sono della pittrice Daniela Milasi)

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