
E’ stato presentato domenica 3 luglio a Vibo Valentia, nell’ambito del Valentia in Festa svoltosi nello storico complesso doemnicano del XV sec, oggi detto Valentianum, il libro di Gaetano Quagliariello, senatore di “Italia al Centro” e presidente della fondazione Magna Carta, “La società calda – Dall’Italia che deve crescere, una proposta per il Paese”,edito da Rubettino. Un libro che offre uno spaccato dopo due anni di pandemia e una prospettiva per il futuro partendo dalle potenzialità delle aree più fragili della nostra Italia che questa crisi ha messo inaspettatamente in luce. A discuterne, insieme a Quagliariello, è stato Alberto Pizzolante,,e in veste di moderatore Michele La Rocca, direttore di Vivicity.
Partendo dalle tematiche trattate nel libro che riguardano la ripartenza del Paese dopo la pandemia e con una guerra in corso (quella tra Russia e Ucraina), diversi gli argomenti trattati. dall’occasione unica data dal Pnrr fino alla necessità di rilanciare finalmente tutte le “aree fragili” che non sono solo il Sud, ma anche le zone interne della dorsale appenninica e i piccoli borghi che si stanno spopolando. “Occorre ricordarsi che i soldi del Pnrr non ci vengono regalati – ha sottolinenato Quagliariello – ma dobbiamo resituirli, per questo è importante investirli in maniera oculata, evitando inutili e dispertedenti interventi a pioggia. Occorre ripensare al nostro modello di crescita. Fra le tante certezze che la pandemia ha sconvolto, infatti, vi è quella per cui la chiave dello sviluppo risieda obbligatoriamente nei grandi agglomerati urbani, nei grandi insediamenti produttivi standardizzati, in un sistema sociale che vede le relazioni finalizzate al solo efficientismo e ridotte all’essenziale. Alla prova di sforzo questo modello non ha retto. Si è fatta invece strada un’idea di “società calda”, custode di un nuovo umanesimo e di uno sviluppo a misura di persona.”.
Non poteva mancare un passaggio sul reddito di cittadinanza, definito da Quagliariello nel suo libro “reddito di nullafacenza”, in quanto invito ad uin assistenzialismo puro che bisogna suoperare. “Credo che lo shock pandemico ha rilanciato alcuni modelli che sono propri di società più fragili ma dove i rapporti umani resistono ancora, ci sono le reti di relazione e c’è la possibilità di far proprio ciò che la pandemia dovrebbe averci insegnato. E’ evidente – riconosce Quagliariello – che questi modelli, propri delle aree interne nella società meridionale, devono fare i conti con alcuni vizi atavici: si debbono rimboccare le maniche, debbono dire di no al familismo e all’assistenzialismo, rischiando piuttosto che fare affidamento su un comodo reddito di cittadinanza, coniugandosi con la modernità”.