Calcio

La Serie C non si arrende al Covid, parola di Ghirelli, ma Lo Monaco chiede lo stop

“Il campionato non si ferma finchè il Paese non lo farà per decisione delle autorità, , lo afferma il presidente di LegaPro.

Di certo abbiamo bisogno di un intervento a sostegno, altrimenti a gennaio c’è un serio rischio di collasso”, ha aggiunto Francesco Ghirelli intervenuto a Sky Sport. Il presidente ha poi sottolineato che in questo momento “con gli incassi da botteghino azzerati, nuovi sponsor che non ci sono e vecchi che faticano a rispettare i loro impegni, Abbiamo bisogno di un intervento economico da parte del Governo, o a gennaio rischiamo il collasso“. Infine Ghirelli ha toccato il tema dei rinvii: “Noi abbiamo posticipato 40 partite per rifare i tamponi. 20 sono state rinviate completamente, 2 per nebbia, 8 sono state recuperate e programmate. Le altro saranno riprogrammate entro dicembre. Viviamo in un periodo di dolore, precarietà e incertezza, ma la serie C va avanti ha affermato-, non solo con il campionato ma anche con iniziative di solidarietà. Sono almeno 1.500 quelle cha abbiamo messe in piedi insieme con i club, 50 delle quali solo nel periodo della pandemia. Inoltre, i giocatori hanno dato segnali su come affrontare il Covid, con comportamenti adatti e anche con la solidarietà”.

Non la pensa esattamente come Ghirelli, invece, l’ex Ad del Catania Pietro Lo Monaco, consigliere federale in quota Lega Pro, che in una intervista a Stadio Aperto, in onda su TMW Radio, ha detto che in questo momento la Serie C dovrebbe fermarsi. “Penso che la gestione del Covid si sia decisa di farla continuando a giocare – spiega Lo Monaco – Così ci sta che capitino situazioni anomale: non a caso il protocollo in Serie A dice che fino a 10 contagiati si gioca, in B a 8, in C a 4, e superato questo livello le società possono chiedere una sola volta il rinvio della partita. Non si riuscirebbe d’altra parte a chiudere il campionato, e si sono visti problemi con la Reggiana di recente e il Palermo che si è presentato in campo con undici elementi precisi e hanno dovuto concludere praticamente in dieci per un infortunio. L’alternativa è chiudere tutto, ma il calcio può permettersi di fermarsi? Io dico di no. A oggi l’unica categoria che ha un senso è la Serie A: nonostante le perdite, si mantiene. Diverso il discorso per la Serie C che in questo momento non ha motivo di esistere: le spese sono insostenibili per tutti”.

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