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La paura di essere troppo felici può diventare una malattia?

Pochi sanno che la paura irrazionale di essere troppo felici perché si teme che accadrà qualcosa di tragico o brutto esiste e si chiama cherofobia.

La 17enne Martina Attili ha reso questa parola un tormentone social grazie alla canzone che l’ha trasformata in una delle protagoniste di X Factor. A questo punto però,  è utile chiarire, meglio in cosa consiste il timore di vivere un’esistenza gioiosa.

Nella smania di etichettare, diagnosticare, patologizzare qualunque movimento nella nostra vita interiore, e così controllarla, spunta la cherofobia. Si tratta di un “disturbo” non riconosciuto ufficialmente, almeno per ora. Non compare infatti nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Eppure questa fobia ha conquistato una certa notorietà. Temere la felicità è un’idea che destabilizza, sembra impossibile. In realtà non è paura di essere felici ma di non esserlo, si teme infatti la sofferenza che segue inevitabilmente il divertimento.

“Se mi diverto poi sicuramente starò male”. Gli esperti classificano questo tipo di fobia come una forma di ansia, da non confondere con altri disturbi come la depressione l’incapacità di provare piacere. Essere “cherofobici” non vuol dire essere sempre tristi, semplicemente tendere ad evitare occasioni, eventi, attività che possono portare piacere. I “sintomi” possono essere diversi. Ad esempio essere assaliti dall’ansia all’idea di un incontro sociale. Evitare occasioni che potenzialmente possono portare qualcosa di bello per timore di essere colpiti da chissà quali disgrazie. Ma come uscirne? Il lavoro consiste nello scavare il passato per poi spezzare l’associazione tra piacere e dolore. Se i nostri sentimenti positivi sono incapsulati dalla paura, dobbiamo spezzare questo blocco e attingere a questa riserva per ricominciare a vivere le esperienze con piacere.

Rivalutare il “tempo perso”, capire quanto sia prezioso regalarsi momenti di gioia. Scoprire il tempo del gioco come buona pratica di salute. Tornare a guardare il mondo con lo stupore di un bambino, o di un adoloscente.

Vittoria Sicari

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