Costume e società

La Calabria luogo ideale per lo sviluppo turistico delle “vie dell’olio”

Costituito il Movimento Turismo dell’Olio in Calabria

È di pochi giorni fa la notizia della nascita del Movimento Turismo dell’Olio in Calabria. A capo è stato chiamato Antonio Anastasi, amministratore dell’azienda Mediterranea Foods di Rizziconi, affiancato dai vice presidenti Lucia Candida, rappresentante dell’omonima azienda di Locri e Francesca De Leo del “frantoio del borgo” con sede a Bagnara.

Obiettivo principale del consorzio sarà la promozione degli straordinari territori olivicoli calabresi e la valorizzazione della cultura dell’olio extravergine d’oliva. Una missione importante, per dare lustro alla nostra regione, terra di agricoltura per eccellenza, che vanta l’appartenenza di prodotti di eccellenza nel mondo, basti ricordare il bergamotto, i fichi DOP, la liquirizia, le diverse DE.CO., la nduja, il pecorino.

I futuri turisti che si approcceranno allo splendido mondo dell’olio d’oliva, si potranno immergere in uno spettacolo mozzafiato anche da un punto di vista paesaggistico. Basti pensare ai “giganti” della piana di Gioia Tauro, con le tipiche varietà ottobratica, ciciarello, sinopolese.

Lo storico Barrio descrisse due centri di diffusione dell’olivicoltura in questa zona: il primo localizzato a sud-est, nel territorio degli odierni comuni di Varapodio, Oppido, Delianuova, Sinopoli, l’altro a nord-est nei territori dei comuni di Feroleto della Chiesa, Maropati, Galatro e Melicucco. Si suppone che gli antichi Greci avessero impiantato in questi luoghi, per le migliori condizioni pedoclimatiche, i primi olivi necessari ai modesti fabbisogni locali.

Bario riferisce anche della presenza, proprio a Sinopoli e in tanti altri comuni adiacenti, di “olive, grosse come le mandorle e carnose, preparate in botti, sono ottime a mangiarsi”.

Per chi vorrà avvicinarsi alle “vie dell’olio”, avrà il piacere di sentire sensazioni sensoriali estasianti, passando dalla mandorla della dolce di Rossano, al carciofo della pennulara, alla cicoria della carolea o alla noce della tondina e a tante altre ancora.

Saltando nella zona dell’alto Jonio cosentino, nella zona di Rossano in particolare, ci si potrà imbattere negli uliveti ultrasecolari della cultivar Dolce di Rossano, da cui si ottiene un olio con un contenuto di polifenoli medio-basso, delicato, da abbinare con alimenti dai sapori lievi. Proprio in questa zona, furono i monaci basiliani a riprendere in mano l’olivicoltura, la quale usciva da un periodo di profonda crisi.

Diverse fonti storiche, evidenziano che proprio i monaci basiliani incentivarono l’olivicoltura allo scopo di utilizzarla nelle loro attività. In Calabria dobbiamo la presenza di una varietà antica, la leucocarpa, proprio al lavoro di questi frati, i quali usavano il chiarissimo olio nelle funzioni religiose per ungere i sacerdoti e le alte cariche imperiali bizantine, nelle cerimonie per l’incoronazione degli imperatori, ma soprattutto come olio sacro. Un’altra caratteristica dell’olio di leucocarpa o leucolea, è quella di produrre poco fumo durante la sua combustione, ecco perché si usava per alimentare le lampade votive.

Per chi non lo sapesse, questa varietà, a differenza delle comuni cultivar di olivo, quando arriva alla piena maturazione, il colore delle drupe rimane biancastro o bianco violaceo a causa delle sintesi di antocianine, le quali si accumulano nella buccia e nella polpa con la funzione di filtrare i raggi solari, potenzialmente dannosi per l’embrione. Questo colore, a volte avorio, conferisce ai frutti un senso di purezza e da qui l’utilizzo dell’olio per le funzioni religiose.

E che dire poi dell’uliveto ultracentenario presente all’interno del Parco Archeologico di Scolacium, in agro di Borgia?. Circa 30 ettari di maestose piante cultivar carolea, sovrastano le bellezze archeologiche di tre civiltà sovrapposte, quella greca, quella romana e quella bizantina. Le radici delle maestose piante stanno quasi a proteggere l’innumerevole e immenso patrimonio archeologico nascosto e le loro fronde vengono accarezzate dalla brezza marina. Sì, perché le diverse civiltà ebbero l’astuzia di scegliere bene i luoghi dove stanziarsi, il mare dista circa 1 km! Inoltre, nelle vicinanze si trova il fiume Corace, che corrisponde all’antico Crotalus, un tempo navigabile e che nasce nella Sila e si getta nel golfo di Squillace dopo un corso di 48 km.

Degno di nota è anche l’areale dell’alto cosentino, nei comuni di Caccuri e Castelsilano dove chi vorrà cimentarsi, potrà osservare la coltivazione dell’olivo in terrazzi antichi, gestiti come si fa da sempre. Lì l’ulivo cresce sulla roccia di arenaria, ed è quasi come se il tempo si fosse fermato. Probabilmente a causa dello spopolamento delle terre, i giovani vanno via, in cerca di fortuna, ma l’ulivo rimane come sempre ad assistere tutti i viandanti che solcano il terreno ai suoi piedi. Percorrendo sentieri e terre ci si potrà imbattere in salti mozzafiato, voltando lo sguardo al cielo i magnifici boschi della Sila greca, rimanendo giù per le valli, si osserveranno insenature adornate da piante di ulivo varietà pennulara ultracentenarie.

La Calabria è terra di emigrazione, di gente di cuore che ha solo voglia di riscatto. Un luogo dove cultura, agricoltura e accoglienza sono incastonati in una perla di bellezza. Allora, non mi resta che augurare buon lavoro al presidente Anastasi e a tutti coloro che porteranno vanto alla nostra splendida terra.

Riportando le parole del noto Davide Rampelli, ricordo a tutti coloro che vorranno venire a visitare la Calabria che: “Vi aspettiamo, non come turisti ma…come ospiti!”.