Attualità

La Calabria brucia dal Pollino all’Aspromonte, altri due morti e santuario di Polsi isolato

La Regione chiede lo Stato di emergenza, ma in passato non ha mai veramente voluto investire sulla prevenzione. La posizione dei vescovi

La Calabria continua a bruciare, dal Pollino all’Aspromonte so o decine i roghi che stanno distruggendo ettari di bosco. Il fuoco ieri ha mietuto altre due vittime, che si aggiungono alle due dei giorni scorsi, zia e nipote, morti in un incendio. A Grotteria a perdere la vita è stato un anziano, Mario Zavaglia, di 76 anni, si era recato nella sua proprietà per accudire il proprio orto in contrada Scaletta, alle falde dei monti della Limina. In pochi minuti le fiamme hanno circondato l’abitazione senza lasciargli scampo. A Cardeto, un uomo di 79 anni, Nicola Fortugno, è stato trovato morto a causa delle ustioni provocate dall’incendio scoppiato nella zona.

Ieri sera sono state fatte evacuare numerose abitazioni a Grotteria, Cardeto, San Giovanni di Gerace, Mammola, Gioiosa Jonica e Roghudi. .

La Regione ha chiesto al Governo la dichiarazione dello Stato di Emergenza, è di ieri sera la notizia dell’arrivo di nuovi rinforzi: dal Centro operativo nazionale di Roma arriveranno 130 vigili del fuoco provenienti da Lombardia, Lazio, Toscana, Marche, Veneto ed Emilia Romagna e anche alcuni automezzi. 

“Abbiamo mappato oltre 40 cause alla base degli incendi boschivi: dalle ripuliture dei fondi alle bruciature delle stoppe ai comportamenti dei piromani, che sono una percentuale residuale, al vandalismo. E’ capitato anche di giovani che hanno dato fuoco per vedere in azione la macchina dei soccorsi“, spiega il colonnello Marco di Fonzo, comandante del Nucleo Informativo Antincendio Boschivo del Comando Carabinieri Tutela Forestale.

Santuario di Polsi isolato tra le fiamme

Momenti di apprensione e paura ieri anche al santuario di Polsi, a San Luca circondato dalle fiamme che hanno colto alla sprovvista decine di pellegrini arrivati in auto e a piedi da Cinquefrondi che sono stati scortati dai vigili del fuoco per lasciare in sicurezza l’area minacciata dalle fiamme. La protezione civile ha poi chiuso la principale via d’accesso, all’altezza di Gambarie, e di fatto il santuario è stato isolato.

I vescovi calabresi: I piromani? Assassini ambientali

I piromani? Assassini ambientali. Ma le istituzioni possono e devono fare di più, per fermare il fuoco anche attraverso una coscienza collettiva più attenta e diffusa“, con queste parole mons. Bertolone ha espresso la posizione dei vescovi calabresi a proposito degli incendi che stanno devastando la regione.

L’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, continua: “Non si è ancora spenta la vasta eco suscitata dalla nostra recentissima Nota “Vita buona della Regione” – dice monsignor Bertolone – ed ecco che la mano assassina di piromani e di gente che sfrutta le temperature più elevate sta infliggendo un nuovo attacco alla nostra bella Calabria. Come Pastori, lamentavamo già, tra l’altro, la svendita della nostra terra… immiserendo e deturpando l’immenso suo bacino di bellezza, di energia e di risorse ambientali”.

Qualcuno ha commentato queste parole – conclude Bertolone augurandosi che ad esse potessero seguire comportamenti coerenti. E invece il Sud Italia e con esso la Calabria bruciano di nuovo e spesso, quasi sempre, tutto parte dalla mano perversa dell’uomo, a volte per riaffermare con la violenza del fuoco un dominio sul territorio che si vuole sottratto alla legalità e piegato ad interessi di parte”.

Tonino Perna: La Regione non ha investito sulla prevenzione

Tonino Perna, professore emerito di Sociologia economica dell’Università di Messina, attualmente vicesindaco “esterno” del comune di Reggio Calabria, con un passato di Presidente al Parco dell’spromonte, si sfoga su Avvenire:Vent’anni fa eravamo riusciti a ridurre del 90% gli incendi nel Parco nazionale dell’Aspromonte. Spendendo molto meno di quello che la Regione Calabria spende oggi per spegnere gli incendi. Il sistema che avevamo inventato è andato avanti per dieci anni. Poi è stato abbandonato. E oggi siamo davanti a un vero disastro. Questo Paese è davvero senza memoria”.

E punta l’indice contro la politica della Regione Calabria degli ultimi venti anni. Al giornale cattolico aggiunge che una soluzione lui l’aveva trovata per ridurre il numero degli incendi: “affidavamo i boschi dell’Aspromonte a soggetti del Terzo settore, associazioni e cooperative sociali, con un contratto che prevedeva un contributo iniziale del 50%, e l’altro 50% a fine stagione. A patto che fosse bruciato meno dell’1% del territorio affidato. Il principio è sempre quello della responsabilità”. Da mille ettari bruciati ogni anno si era scesi a 100-150. Con una spesa di appena 400mila euro.

Un sistema che la Regione Calabria, sostiene Perna, non ha mai voluto realmente adottare.