Opinioni

Il primo Dpcm di Draghi e l’ultimo di Conte a confronto, fa paura la variante inglese

Iniziamo dalle dimensioni del testo. Il Fatto Quotidiano mette a confronto il Dpcm di Draghi con quelli di Conte: stessi colori, stessi paragrafi, stesse formulazioni, stesse parole, contenuti quasi identici.

Ma mentre l’ultimo Dpcm firmato da Giuseppe Conte il 14 gennaio 2021 era di 29 pagine suddivise in 14 articoli più 25 allegati; mentre il primo del governo Draghi è di 38 pagine, però divise in 57 articoli molto più snelli, con meno commi, suddivisi a loro volta in 7 capi riassuntivi. Per adesso la rivoluzione draghiana è riassunta in una riorganizzazione degli spazi all’interno di un documento in pdf.

Altra differenza è che a presentarlo in conferenza stampa non è stato lo steso premier, ma i ministri Mariastella Gelmini e Roberto Speranza, con il presidente dell’ISS, Brusaferro, e il Presidente del Consiglio superiore di Sanità, Locatelli.

Per il resto le misure draconiane restano e, in alcuni casi, sono più severe. Le attese riaperture non sono arrivate, così come tutti si attendevano visto che la coalizione di governo è molto ampia e con idee molto diverse.

Il problema maggiore continua ad essere la scuola. Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo «Mauro Picone» del Cnr ieri ha detto: “Ci sono numerosi studi relativi a decine e decine di Paesi che dimostrano che il passaggio dalla didattica a distanza a quella in presenza fa crescere l’indice Rt del 25%, mentre il passaggio inverso lo fa abbassare nella stessa misura”. Anche se secondo Sebastiani “il problema non è la scuola in sé, che è sicura, quanto il complesso delle attività connesse, come i trasporti e la stessa socialità”.

Per quanto riguarda il piano vaccinale, l’obiettivo è arrivare a 400 mila somministrazioni al giorno tra aprile e giugno, quando le forniture dovrebbero aumentare anche con Johnson & Johnson.

Ieri intanto per la prima volta dal 6 gennaio sono stati superati i 200 ingressi in terapia intensiva, arrivati a 220: i malati gravi aumentano da due settimane. La sola variante inglese, con una maggiore trasmissibilità del 35-40%, è ormai “prevalente”, cioè al 54% dei contagi del 18 febbraio analizzati dall’Iss (è al 64% in Lombardia).

La Stampa fa sapere che è previsto sia il passaggio al lavoro agile per genitori di ragazzi sotto i 16 anni malati di Covid per il periodo della «Dad» o della quarantena del figlio, sia la riproposizione del congedo (pagato al 50%) per i genitori con figli minori di 14 anni. Intanto l’infettivologo del San Martino di Genova Matteo Bassetti, componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria, spiega all’AdnKronos Salute: “Purtroppo sembra inizia la terza ondata, ieri abbiamo avuto un aumento significativo dei ricoveri in terapia intensiva e non mi pare quindi che ci si siano più dubbi. Questi numeri in risalita riguardano solo alcune Regioni e quindi sono ancora più gravi, ma se dovessero aumentare uniformemente in tutto il Paese la situazione sarebbe più complicata. Dobbiamo fare attenzione. Temo che questa terza ondata farà male e dobbiamo avere molta pazienza per tutto il mese di marzo, correre con le vaccinazioni e sperare che le misure di contrasto ci aiutino a ridurre il contribuito di vittime”.