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Festa di Sant’Antonio a Vibo Valentia, la secolare devozione e la benedizione del pane

Come ogni anno si ripete il pellegrinaggio verso la chiesa dell’Annunziata, meglio nota come chiesa di Sant’Antonio, nel centro storico della città.

Oggi domenica 13 giugno è la festa di Sant’Antonio di Padova e anche a Vibo Valentia dove si rinnova la devozione molto sentita per questo santo (Lisbona, Portogallo, c. 1195 – Padova, 13 giugno 1231) e che risale nei secoli alla fondazione del convento dei cappuccini in città nel 1534.

Una festa molto sentita dalla comunità vibonese anche adesso che i frati cappuccini hanno abbandonato il convento, affidato alle cure del parroco di Santa Maria la Nova, mons. Vincenzo Varone. Migliaia di persone si recano presso la chiesa per rendere omaggio al santo e tanti bambini vengono vestiti con un piccolo saio.

Di nobile famiglia, Sant’Antonio dopo un’intensa vita ascetica presso i Canonici regolari agostiniani di Coimbra, passò fra i Minori di San Francesco d’Assisi, con il quale si incontrò alla Porziuncola (1221). Predicatore del Vangelo, esercitò il suo ministero nell’Italia del nord e nella Francia meridionale. Combatté le eresie, facendo opera di evangelizzazione. Fernando Martins de Bulhões, noto al mondo come Antonio di Padova, fu proclamato santo da papa Gregorio IX nel 1232 e dichiarato da Pio XII dottore della Chiesa nel 1946.

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Avendolo conosciuto personalmente e in considerazione della mole di miracoli attribuitagli, Papa Gregorio IX lo canonizzò dopo solo un anno dalla morte. Pio XII, nel 1946 lo ha innalzato tra i Dottori della Chiesa. Gli ha conferito il titolo di ‘Doctor Evangelicus’, in quanto nei suoi scritti e nelle prediche oltrechè nello stile di vita testimoniò in maniera profonda il Vangelo.

La festa e la benedizione del pane

Vibo Valentia come da tradizione ultrasecolare festeggia Sant’Antonio con una serie di iniziative religiose. Da oltre quarant’anni non si tiene più la solenne processione per le vie del centro storico ma questo non ha tolto nulla all’intensità del pellegrinaggio dei fedeli. L’anno scorso il sindaco Maria Limardo, nel pieno della pandemia da covid, affidò la città al santo di Padova. Durante ogni celebrazione avviene la benedizione del pane. Tale devozione deriva certamente dall’iniziativa del “pane dei poveri” e del pane dato per la salute degli animali che nel passato era molto viva e diffusa nelle chiese.

Il convento dei cappuccini

Padre Ludovico da Reggio, aveva creduto suo mandato ispirato il dover costruire il Convento cappuccino presso l’attuale Madonnella, ponendolo sotto il titolo dell’Annunziata. Era il 1534. Ma tanti padri intanto si ammalavano in quel Convento per l’aria ritenuta insalubre. E allora su accorata istanza della potente Donna Giroloma Colonna, moglie di Fabrizio Pignatelli, sorella dell’eroico comandante dell’armata pontificia di Lepanto (1571) e figlia della poetessa Vittoria Colonna, nonché protettrice dei Cappuccini di Roma, fu costruito il nuovo Convento nel punto panoramico e salubre dove tuttora si trova, nel 1642, con la Chiesa dedicata all’Immacolata.

Fu un convento denso di storia. Ospitò fino a quaranta frati e vi si celebrarono diverse assise all’Ordine. Si narra pure che intorno al 1650 nella chiesa di questo convento il Crocefisso abbia parlato a Frà Agostino da Cutro, che ivi viveva santamente.

“…I fedeli entrando proprio in quel momento in chiesa udirono che quel Cristo crocefisso si querelava con Frate Agostino per i peccati del mondo, onde atterriti, rivolti il piede indietro furono a raccontare il tutto alla città, la quale corse tutta al Convento…”.

Nella Chiesa dei Cappuccini si ammira il pregevole altare maggiore in legno, datato 1659, scolpito pazientemente dagli stessi frati. Sull’altare troneggia la Pala del secolo XVIII, di Pacecco de Rosa, raffigurante la Madonna Immacolata con S. Francesco d’Assisi e S. Antonio.

Si ammirano anche nella stessa Chiesa il quadro di S. Anna, la Vergine Maria col Bambino, e S. Felice da Cantalice di Luca Giordano. Apprezzabile anche la statua di S. Antonio, in legno, di Ludovico Rubino, insieme ad un notevole pulpito, opera d’intagliatori locali.