
Noto per la sua mirabile posizione e per essere al centro di un continuo susseguirsi di monti e valli.
Aiello Calabro, in provincia di Cosenza, è uno splendido borgo medievale che, in realtà, affonda le sue radici nel tempo Romano, essendo diventato crocevia di importanti vie di collegamento tra Roma ed il Sud.
Distesa su un pianoro, proprio alla base di uno spettacolare sperone di roccia, Aiello Calabro, per la sua mirabile posizione e per essere al centro di un continuo susseguirsi di monti e valli, venne lungamente contesa, sempre palesando una sorta di vocazione endemica all’indipendenza. Non l’ebbero vinta, ad esempio, i Saraceni, nè gli arabi del vicino emirato d’Amantea e gli stessi Normanni dovettero attendere ben quattro mesi prima di averne ragione. Con l’avvio del periodo feudale, Aiello venne pretesa da dignitari del Regno di Napoli ed anche di provenienza Toscana. In particolare, un segno indelebile lascerà Alberico Cybo Malspina, principe di Massa, che ne acquisirà il feudo e contribuirà, con la famiglia che ne sarà erede, ad elevare il borgo da Contea a Ducato.

In tutto questo, il centro di Aiello sviluppa una vocazione territoriale di primo livello, con l’edificazione di molte chiese, tra cui si ricorda quella di Santa Maria Maggiore, che conserva il corpo, pare intatto, di San Geniale martire, traslato dalle catacombe di San Lorenzo in Roma per intercessione di un cardinale della famiglia Cybo Malaspina. Di maggiore interesse sono, però, i palazzi gentilizi, di gusto manieristico o neoclassico, tra cui si ricordano quello degli stessi Cybo Malaspina, il Gianuzzi-Viola, il palazzo Malta ed il De Dominicis, il palazzo Belmonte, il Civitelli ed il Maruca.
In definitiva, Aiello Calabro conserva, integro, lo stigma del borgo Medievale, con le sue viuzze, i suoi archi, le sue cappelle, la sua bellissima piazza Plebiscito, le chiese, i palazzi.

Su tutto, si staglia il castello, al culmine della poderosa concrezione rocciosa che protegge il borgo, raggiungibile attraverso una spettacolare scalinata, in parte scolpita, in parte edificata, dalla quale è possibile ammirare, nella sua interezza, il disegno urbano. Avviato in epoca normanna e poi rinforzato in periodo svevo, angioino ed aragonese, fu trasformato in dimora della famiglia Cybo Malaspina che vi allestì, tra l’altro, una rigogliosa biblioteca. Fu, purtroppo, gravemente danneggiato, prima dal terremoto del 1638, quindi, ed ancora più decisivamente, dal ‘flagello’ del 1783. Rimane, tuttavia, un luogo di grande fascino, dal quale poter prolungare lo sguardo dal Tirreno alle prime propaggini montane, dialogare con la prospicente, bellissima, rocca che ospita il monumento ai caduti, sino ad intersecare, a poca distanza, le tortuose e limpide acque del fiume Savuto.
Dentro quest’universo urbano, una comunità rigogliosa e fiera, socievole e viva, come ho potuto constatare ricevendo le informazioni e l’ascolto di alcuni cittadini e dello stesso Vice Sindaco, che hanno reso migliore e ben più proficuo il cammino tra le piccole e silenziose strade del paese.
Un’annotazione merita, infine, la filiera dolciaria dei fichi, lavorati in mille fogge proprio al centro del borgo, autentica eccellenza conosciuta in tutto il mondo.