La scoperta a seguito della segnalazione fatta dall’archeologo Manuel Zinnà
Nelle acque antistanti i comuni di Ricadi e Joppolo sono in corso, da alcuni giorni, attività di sopralluogo a tutela del Patrimonio culturale subacqueo da parte della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, diretta dal Soprintendente ad interim Salvatore Patamia, d’intesa con il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale-Nucleo Cosenza e la collaborazione tecnico-operativa del Nucleo Carabinieri Subacquei di Messina.
Il sopralluogo, a verifica di alcune segnalazioni di cittadini dall’alto senso civico, giunte in Soprintendenza per il tramite della competente Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di Vibo Valentia Marina e delle sue diramazioni territoriali, Ufficio locale Marittimo-Tropea e Delegazione di Spiaggia di Nicotera Marina, in uno spirito di fattiva e reciproca collaborazione, ha consentito l’acquisizione di nuovi dati utili alla conoscenza del patrimonio culturale subacqueo presente sui fondali di questo tratto di costa vibonese.
Nel corso delle attività, coordinate e dirette dal funzionario archeologo subacqueo Alessandra Ghelli e con la collaborazione del funzionario archeologo Michele Mazza, nello specchio acqueo antistante la località Formicoli di Ricadi, a seguito della segnalazione fatta dall’archeologo Manuel Zinnà, è stato recuperato un manufatto litico, piatto, dalla forma subtriangolare provvisto di un foro nella parte apicale. La pietra, di tipo granitico, è alta 50 cm, larga 44 cm e presenta uno spessore di 10 cm. Il foro, passante, a sezione circolare ha un diametro di 6 cm. Questo tipo di reperti sono spesso rinvenuti sui fondali marini in assenza di contesti archeologici, come nel caso specifico, per cui è molto difficile fornire un inquadramento cronologico. La tipologia del manufatto rimanda comunque ad una funzionalità in ambito marino/marinaresco quale ancora e/o più probabilmente, proprio per la presenza di un solo foro, zavorra o semplice corpo morto, non inquadrabile correttamente, per via del suo utilizzo ininterrotto, che si è protratto nel corso dei secoli, dalla preistoria fino ad oggi.
Il reperto, recuperato, è stato consegnato all’Arch. Vincenzo Calzona del Comune di Ricadi e depositato all’interno dei locali che, a breve, ospiteranno i reperti del nascente Museo Archeologico e Paleontologico, a Santa Domenica di Ricadi, e conservato immerso in acqua all’interno di un’apposita vasca.