Città e ambiente

Vibo, Palazzo Romei, del cinquecento, la bellezza effimera dell’abbandono

Dal 2000 è proprietà della Provincia di Vibo Valentia, che voleva farne sede di una Scuola Internazionale di cucina, da allora un lento e inesorabile declino lo ha fatto diventare quasi un rudere.

Il futuro della provincia vibonese passa per il turismo. Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase come fosse un mantra, come se il mare e le spiagge fossero il solo volano dell’economia legata ai visitatori di fuori regione ed esteri. Ci si è dimenticati che anche l’architettura, la storia e la cultura servono per attirare il turismo, Il bello, insomma, che passa dall’opera dell’uomo sul territorio.

In questa dimenticanza sono caduti due palazzi nobiliari di Monteleone, oggi Vibo Valentia. Il primo è palazzo Gagliardi De Riso, una piccola reggia di fine settecento, chiusa da oltre quindici anni e il cinquecentesco palazzo Romei. Entrambi sono di proprietà della Provincia. Ma mentre per il primo, sito sul centrale corso Umberto I, di recente sono stati effettuati dei lavori di sistemazioni del tetto (ma resta chiuso), per il secondo non si è fatto nulla.

Palazzo Romei è stato acquisito al patrimonio della Provincia l’11 maggio 2000 per farne la sede di una biblioteca provinciale, progetto poi declinato dopo qualche anno in direzione di una Scuola Internazionale di Cucina, di cui oltre alle parole non si è fatto nulla.

Oggi Palazzo Romei, che poteva essere un fiore all’occhiello della città e della provincia, è quasi un rudere, su cui la vegetazione sta facendo dimora.

Un po’ di storia. Inizato a costruire nel ‘400.

La famiglia Romei si insedia a Monteleone sul finire del 400, con Giovandomenico, E’ in quel periodo che inizia la costruzione del palazzo ubicato in via F. Cordopatri, largo Romei, e completato nella prima metà del 1500, su progetto dell’architetto genovese Leon Battista Alberti. Nel 1613 il palazzo venne dato in dote ad Elisabetta, nipote di Giovanni Andrea Romei, che sposò Antonio Sacchi. Fu in seguito al matrimonio avvenuto nel 1728 tra Giovan Domenico Romei e Teresa Sacchi, che il palazzo tornò in possesso della famiglia Romei, ed ampliato da nuovi corpi di fabbrica, tra cui una chiesa. Il giardino restrostante è di quasi 3.000 metri quadri, ha la forma di parallelogramma, ed è disposto su tre livelli.

il palazzo si articola anch’esso su tre livelli per compensare le differenze di quota sul prospetto. La torre era a cinque livelli, di cui uno, la grotta, totalmente interrato. 11 piano terra era adibito ad abitazione per gli armigeri e per il personale di servizio.
Le stalle dei cavalli erano ubicate frontalmente al palazzo (in corrispondenza dell’odierno largo Romei).

Elementi distintivi e di completamento erano, sul lato sinistro, una chiesa privata dedicata a S. Oronzo (costruita tra la fine del 1600 e l’inizio del 1700) e sul lato destro, una torre. Lo splendido atrio è stato realizzato con materiale del luogo, conci di tufo di Tropea per gli archi, granito giallo di Serra S. Bruno per le scale, il pozzo e il portale d’ingresso.

Il pozzo (di cui è scomparsa traccia, ma che ancora negli anni novanta era ben visibile), con la vasca per abbeverare i cavalli, era sormontato da una struttura in ferro battuto per il sostegno della carrucola. Sulla volta dell’atrio è (o era, non sappiamo in che stato sia oggi) dipinto uno stemma quadripartito raffigurante un leone, due mazze, un albero e un’aquila. Lo stemma è affiancato da motivi araldici. Le rampe di scale, grandiose e monumentali, sono state realizzate in modo da poter accedere comodamente a cavallo al primo e al secondo piano del giardino. Di una bellezza particolare sono i balconi con ringhiera in ferro battuto a “pancia”,

Il terremoto del 1783 ha provocato il crollo del tetto della chiesa e gravi danni all’ala sinistra del palazzo. Tali danni furono riparati e le parti crollate ricostruite, I successivi terremoti hanno provocato il crollo definitivo della chiesa, particolarmente vulnerabile a causa dell’eccessiva altezza.

Lo stato del Palazzo nel 2000 e oggi

Già nel 2020, nella famosa delibera dell’11 maggio, si legge che: “Il fabbricato non è in buono stato di conservazione. Sono necessari dei lavori strutturali di consolidamento ed adeguamento antisismico, di rifacimento del tetto, di bonifica dall’umidità e di restauro con ricostituzione della complessione volumetrica ed eliminazione degli interventi incongrui rispetto ai valori storici dell’opera. Tuttavia l’edificio conserva ancora oggi le caratteristiche strutturali dell’impianto e può senza dubbio dirsi che il palazzo Romei rivesta, oltre che notevole valore storico, una rilevante importanza nell’ambiente urbano che caratterizza il centro antico di Vibo Valentia”.

Oggi, come è possibile notare dalle foto a corredo, il palazzo è abbandonato e degradato, tanto da essere quasi un rudere. Il portone è stato sostituito da pannelli di compensato, i balconi e e le finestre sono privi di infissi, la vegetazione si è impadronita della struttura, mentre una parte del muro di recinzione, andando verso la Cersarella, è franato, come potrebbe crollare anche buona parte della struttura che pure si trova nel cuore storico della città, e stando così le cose costuituisce un serio pericolo per passanti ed autovetture. Cosa intende fare la provincia?