
Colpa dei centri commerciali e di Amazon, vero ma non del tutto. Le idee ed i progetti altrove ci sono e possono esser utili per rendere di nuovo attraente la città.
Per gli amministratori vibonesi è diventato come un “mantra”, ma sembra quasi un disco rotto. Ogni volta che gli si chiede una soluzione per risollevare il commercio nel cuore della città, rispondono: “colpa dei centri commerciali e di Amazon e degli affitti alti”. Stop. E così è andata anche ieri nel corso della trasmissione Raggio di Sole di Lino Polimeni su Calabria Tv.
IL sindaco Maria Limardo ha ripetuto le stesse cose che si sono sentite decine di volte, ribadendo che l’amministrazione comunale non può fare niente contro questa crisi dovuta in parte al covid, ma che esiste da anni senza che nessuno abbia mosso un dito per tentare di risolverla. Eppure una città con vetrine vuote e negozi chiusi è meno attrattiva e solo questo dovrebbe indurre la ricerca di soluzioni possibili per farla tornare a vivere. “Contro il caro affitti non possiamo fare nulla – ha ribadito Limardo da Polimeni – Ma sono pronta ad un confronto per trovare una soluzione”.

Tutto qui? Tutto qui. Mentre il cuore commerciale di Vibo Valentia soffre, l’amministrazione non ha idee su come muoversi per evitare che si fermi. Oltre settanta saracinische abbassate negli ultimi anni sono il segnale pericoloso che il malato è grave. La crisi esiste in tutta Italia, vero, ma non ai livelli vibonesi, eppure le amministrazioni comunali si stanno adopernando per dare una mano al commercio e a chi avvia nuove attività nella zona commerciale e nei centri storici. A Vibo Valentia, invece, chi vuole intraprendere si trova già con un fardello di tassazione ai massimi livelli e lacciuoli burocratici, senza alcuna agecvolazione.
In altri Comuni d’Italia da mesi, accanto alle misure statali, si sono trovate risorse di bilancio per dare sostegno al commercio e all’artigianato in crisi per la pandemia con dei contributi a fondo perduto. Mentre in altri, già prima del covid, si erano introdotti contributi sotto forma di restituzione dell’equivalente delle tasse pagate per i primi due anni a coloro che avviavano nuove attività. Impossibile?

Ci sono anche altre strade. Una di queste è sicuramente la formula dei distretti del commercio. In Lombardia si vanno facendo delle buone pratiche in materia, i modelli sono i più vari e alcuni di essi sono stati recentemente premiati dalla scuola di management del Politecnico di Milano. Forse il più interessante dei modelli è quello che porta alla specializzazione merceologica delle zone o delle vie. Introduce elementi di concorrenza e di spinta al miglioramento del servizio e crea una sorta di attrattiva turistica. In Veneto sono una delle principali espressioni di politica attiva a sostegno del settore commercio nell’ambito dei centri storici e urbani.

Sono definiti sul piano normativo come ambiti territoriali di rilevanza comunale o intercomunale, nei quali i cittadini e le imprese, liberamente aggregati, qualificano le attività commerciali come fattore di innovazione, integrazione e valorizzazione delle risorse di cui dispone il territorio.
Accanto a questo occorre prevedere una vivcizzazione del centro con iniziative, concerti, spettacoli ed anche mercatini che ad oggi manca. Idee e progetti, questo serve per il rilancio della città, del commercio e del turismo, le parole non servono a nulla. E il titolo di Capitale Italiana del Libro 2021 non può e non deve essere sprecato, anche se la partenza non è stata delle migliori per la promozione e l’immagine della città.