Cultura

Mileto ricorda il 78.mo anniversario della strage di Carasace del 16 luglio 1943

Gli aerei alleati bombardarono l’aeroporto di Vibo Valentia e subito dopo massacrano 39 civili rifugiatisi nelle campagne. Il programma della commemorazione.

Il 13 settembre 1943 ero un bimbo di 21 mesi. I miei parenti e genitori, sfollati dalla città di Mileto e riversati nelle campagne periferiche del paese, preventivamente avvisati da certi volantini lanciati da un aereo ricognitore, che invitavano la popolazione ad abbandonare il paese per imminente bombardamento degli anglo/americani”, inizia così il racconto di Michele Nomicisio, pubblicato sul sito raccontioltre.it. Un racconto nel quale si narra quei giorni tremendi sotto le bombe degli aerei alleati destinate alla distruzione dell‘aeroporto di Vibo Valentia (in mano ai nazi-fascisti e già sottoposto a distruzione l’11 luglio con ben 80 morti), ma che – come accade spesso nelle guerre – finì per mietere vittime innocenti anche tra i civili.

Uno dei bombardamenti più cruenti avvenne il 16 settembre del 1943, nel quale morirono 39 persone, adulti e anche bambini . I piloti del 14° Gruppo Cacciabombardieri dell’Air Force, si macchiarono dell’episodio più spregevole commessi dagli angloamericani in Calabria. Il bombardamento avvenne in località Carasace. Perirono 39 persone, di cui 32 tra donne e bambini. Alcune famiglie subirono più di una perdita. I fratelli Antonino, Domenico e Salvatore Pititto persero le mogli e quasi tutti i figli. Sotto le bombe perirono anche tre sorelline D’Onofrio, figlie di Francesco e di Maria Concetta Grillo e una giovane madre Caterina Artusa che si sacrificò per fare da scudo al figlio Pasquale,

Fu un atto criminale, perchè in quei luoghi fuori Mileto, racconta ancora Nomicisio: “la popolazione era sfollata, a causa dell’avvertimento tramite volantini lanciati da un ricognitore aereo italiano… Intere famiglie si riversarono nelle campagne circostanti, in cerca di un rifugio sicuro nella boscaglia”.
Ma non bastò, gli aerei alleati non si fermarono davanti alla popolazione inerme. “Quando il rombo assordante dei motori faceva vibrare i rami degli alberi, erano quasi sulla nostra testa, si verificò alle 11:30 di quel mattino, mentre l’odore degli ulivi si spandeva nel cielo azzurro, improvvise le raffiche delle mitragliere degli aerei, si abbattevano sugli spiazzi falciando i rami degli alberi e anche le persone che non avevano fatto in tempo a fuggire, per nascondersi nei ricoveri. La catastrofe immane senza alcuna ragione: da premettere che in loco, non c’era alcun militare e/o mezzo militare, nessuna divisa militare, niente che potesse essere scambiato come obiettivo militare. Quel luogo era gremito di civili, specialmente donne e bambini”., scrive Michele Nomicisio.

E fu una strage. Una strage impunita. Nessuna inchiesta fu aperta nel dopoguerra per chiedere giustizia di un atto criminale.

Il ricordo e le celebrazioni nel 78.mo anniversario della strage

Nel 78.mo anniversario di quel avvenimento tragico, l’amministrazione comunale di Miletoe la parrocchia SS. Trinità e San Benedetto ricordano quelle povere vittime con una messa celebrata sul sagrato della chiesa della Badia, presieduta da don Pasquale Sposaro, cappellano del 14.mo Battaglione Carabinieri Calabria di Vibo Valentia.

Subito dopo il sindaco Salvatore Giordano, il prefetto di Vibo Valentia Roberta Lulli, il colonnello Bruno Capece, comendante provinciale dei Carabinieri, e Francesco Rosario Calzone, studioso e docente, commemomeranno le vittime in piazza Badia, con la deposizione di una corona davanti al monumento ai caduti presso la chiesa di San Michele e un omaggio floreale ai piedi della grande magnolia di foonte all’ex ospedale civile.