Nell’ultimo periodo si sono verificati due eventi che hanno avuto una certa eco nel dibattito sugli educatori professionali. Il primo è il documento di posizionamento della FNO sul Decreto del 27 ottobre; nel quale circoscrive e confina l’operato dell’educatore socio-pedagogico esclusivamente all’ambito degli apprendimenti formali, tagliandolo fuori da qualsiasi forma di presa in carico, dal lavoro sulle autonomie personali, o comunque da ogni atto che abbia a che vedere con “disfunzionalità” termine usato nel documento, e sostenendo addirittura che non potrebbe operare da solo ma che necessiti di compresenza di un operatore sanitario. L’altro, meno noto, è la sentenza del Consiglio di Stato che annulla un bando di concorso per EP di un’Azienda Sanitaria calabrese che tra i requisiti indicava anche la laurea L-19 nonostante il concorso fosse specificamente per “collaboratore sanitario”. A un primo sguardo, si potrebbe dire che il profilo sanitario segni due punti nel “derby” degli educatori. In realtà, secondo il presidente di Ainsped, Davide Piserà, non è successo nulla d’importante. Da una parte c’è una sentenza dall’esito scontato, poiché il bando chiedeva un profilo sanitario, e l’educatore socio-pedagogico non lo è; dall’altra un documento che afferma posizioni già ampiamente conosciute. <<Il documento della FNO – fa sapere Piserà – per quanto espresso da un attore importante, è solo un’opinione di parte che tutela interessi corporativi, ma non ha alcun valore vincolante per qualsiasi altro soggetto. La formalità dell’atto e la sua diffusione capillare potrebbero trarre in inganno, o suscitare preoccupazioni, ma, di fatto, non cambiano lo stato delle cose: è un’opinione tra tante, vale quanto tutte le altre. Quanto alla sentenza, non è strano che il ricorso sia stato vinto, ma è invece per lo meno curioso che ci sia chi, pur sostenendo a spada tratta la necessità di due profili diversi, poi pretenda, con scarsa coerenza di entrare senza limiti nel campo dell’altro>>. Piserà in rappresentanza dell’associazione internazionale dei pedagogisti e insieme ai colleghi dell’Unaped ha lanciato un monito agli addetti ai lavori:<<Ai nostri occhi, l’unica evidenza è che, malgrado questi tentativi di reciproca prevaricazione e per quanto ci si sforzi, non si troverà mai una lettura convincente e scientificamente sostenibile che indichi in maniera inequivocabile una differenza operativa tra i due profili: alla prova dei fatti, nella quotidianità degli educatori e dei servizi, nel concreto del lavoro educativo, nessuna tesi divisiva supererà l’esame, perché una differenza reale non c’è. Questi ultimi eventi confermano ancora una volta le nostre convinzioni: l’insieme delle norme che si sono succedute negli ultimi decenni sull’educatore professionale è ambiguo, contraddittorio, pieno di falle, incompleto. L’unica soluzione plausibile a questa impasse è la ricomposizione delle due “anime” dell’educatore professionale in un profilo unico, che sappia valorizzare i punti di forza e la storia di entrambi, che non lasci spazio a interpretazioni che vedono differenze dove non ci sono e che realmente tuteli le esigenze di cittadini, servizi e lavoratori>>.