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La vergogna di Vibo, il parco archeologico di Hipponion Valentia chiuso tra erbacce e rovi

Il 5 maggio del 2021 furono individuate le associazioni che dovevano gestire i sette siti. Doveva essere aperto entro un mese e invece dopo un anno non se ne sa più nulla.

Dopo quasi venti anni dal primo finanzimento, il Parco Archeologico Hipponion Valentia, sembrava finalmente destinato a riportare all’attenzione di cittadini e turisti un patrimonio che definire straordinario è poco, Il 5 maggio del 2021, dopo una procedura durata quattro mesi (il bando era di gennaio), il Comune con una conferenza stampa,annunciava con suon di fanfara a chi e come veniva affidato il Parco, ovvero i tanti mini parchi, delle vestigia della città magno greca e romana. Faceva storcere il naso il fatto che si trattasse di uno spezzatino, ma pazienza almeno in questo modo sarebbe stati possibile fare una visita alle Mura Greche, al Tempio di località Cofinom ai mosaici romani di Sant’Aloe, al Castello di Bivona. Ed attrarre turismo, soprattutto nell’anno della Capitale del Libro.

Parco delle Rimembranze, stilobate del tempio probabilmente deicato a Proserpina, le cui colonne furono trasferite a Mileto da Ruggero il Normanno per edificare la Cattedrale Normanna

Invece, il Parco archeologico Hipponion Valentia sommerso da erbacce e rovi, ricettacolo di ogni genere di animali, ancora oggi rimane tristemente chiuso. Ma chiuso da spezzatino che sa di brodo vecchio.

Giusto per rinfrescare la memoria, queste furono le assegnazioni: Complesso Santa Chiara, sede museale e area archeologica del Cofino al Sistema Bibliotecario Vibonese; Area archeologica di S. Aloe e Mura Greche all’Associazione Eccellenza turistica Mediterranea; il Battistero paleocristiano di S. Leoluca e l’area archeologico di località Belvedere Telegrafo all’Associazione Valentia; il Castello di Bivona all’Associazione Electa.

Il problema è che, ancora oggi, le sette sorelle attendono la consegna dei siti rispettivamente affidati.

Giusto un anno fa il sindaco Maria Limardo, infatti, aveva annunciato che la firma delle convenzioni, la pulizia e messa in sicurezza dei siti,sarebbe avenuta entro 30/45 con la consegna alle associazioni. Da quel momento non è successo più nulla se non il silenzio totale da parte dell’amministrazione comunale.

Terme Romane, località Sant’Aloe, mosaico delle quattro stagioni (II sec. d.C.)

“L’amministrazione ha lavorato molto –aveva spiegato il sindaco – ha lavorato su un doppio binario: da una parte quello di consentire la possibilità del collaudo del Parco Archeologico, quindi un’attività organizzativa e  tecnica per consentire la consegna materiale di questi siti archeologici alle varie associazioni in una logica di sinergia, attraverso un patto collaborativo tra la Soprintendenza, la città di Vibo Valentia e le associazioni che poi materialmente dovranno provvedere alla gestione dei siti, alla loro apertura e in generale consentirne la fruizione. Auspichiamo Infatti, di portare a compimento quello che non era solo uno slogan: la cultura è danaro, nel senso che questi parchi archeologici dovranno costituire un attrattore sul piano economico e sociale, un grande attrattore di flussi turistici”. Parole che sono rimaste parole ad oltre 385 giorni di distanza. Qualcuno si desterà adesso per dire che Calabria Verde ripulirà i siti per poterli rendere fruibili, ma in ogni caso sarà trascorso un anno e per chi arriva a Vibo Valentia il cartello appeso è uno solo: CHIUSO.

Terme Romane, località San’Aloe, mosaico della Nereide (II sec. d.C.).
Nella foro di copertina le mura greche ((VI- V sec. A.C.)

MOSAICO DELLA NEREIDE, STRAORDINARIO ED UNICO
Rinvenuto nel 1982, e facente parte del corredo di una ricca domus. Il mosaico in questione, databile intorno al II secolo d. C. e costituito da tessere di varia composizione, raffigura una Nereide in groppa ad un cavallo marino. Nel Mosaico della domus di Valentia, la Venere è inserita come composizione unitaria entro un originale bordo in cui sono raffigurate delle anatre e due uccelli marini che stringono nel becco un piccolo rettile. Il bordo è racchiuso, a sua volta, all’interno di un più grande complesso ornamentale, con motivo a scacchiera in bianco e nero che delimita una fascia esterna, decorata con una girale di foglie di acanto. Intorno alla Venere nuotano dei delfini che agitano le acque, caratterizzate da un’elegante policromia.

Dal libro di Giovanna Congestrì: “Da Roma a Vibona Valentia – La nascita e lo sviluppo della civiltà romana: il riflesso di una storia avvincente nei fatti di una piccola città dell’Impero).