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In dieci anni Sanità distrutta: la Calabria ha perso 16 ospedali e oltre 3mila posti letto

Venti anni di commissariamento da parte dello Stato non sono serviti a ridurre il debito, ma hanno stremato il sistema sanitario pubblico calabrese.

Una sanità impoverita e abbandonata con sempre più spazio ai privati a discapito del pubblico. Il quadro che emerge dalla analisi comparativa tra gli Annuari Statistici del SSN del Ministero della Salute relativi al 2010 e al 2019, è impietosa. In un decennio una indiscriminata ed insensata spending review ha colpito come una mannaia il SSN producendo numeri da brivido, in negativo, soprattutto per la Calabria.

Nel periodo in esame che si ferma a ridosso dell’esplosione della pandemia, sono stati chiusi in Italia 173 ospedali. In forte calo anche le strutture di assistenza specialistica ambulatoriale passate dalle 9.635 del 2010 alle 8.798 del 2019. Il dato della Calabria è ancora più allarmante. In questo arco di tempo sono stati chiusi 14 ospedali pubblici (erano 37 e sono 23 comprese le 4 aziende ospedaliere) e si sono persi 2.161 poati letto (nel 2009 erano 5.389, nel 2019 si sono ridotti a 3.228). Un vero record che ha fatto precipitare la regione da una media di tre posti letto per mille abitanti e poco meno di 2, mentre la media nazionale è a quota 3 posti letto ogni mille abitanti. Se si aggiungono i posti letto persi nelle strutture private si giunge ad una perdita compleassiva di 3.000 posti letto e 16 tra ospedali e cliniche.

Nel 2019 la Calabria ha in totale, tra privato e pubblico, 69 tra ospedali e cliniche in servizio. In Italia gli ospedali chiusi sono 173, ben il 15%. Nel 2009 tra pubblici e privati erano 1.165 mentre nel 2019 sono scesi a 992,.

Ma l’emorragia del Ssn pubblico non è solo strutturale. Altra nota dolente è il personale sanitario: in 10 anni si registrano 42.380 unità in meno (-6,5%). Nello specifico 5.132 medici in meno (erano 107.448 nel 2010 e nel 2019 sono scesi a 102.316) e 7.374 infermieri in meno (erano 263.803 nel 2010 e nel 2019 sono scesi a 256.429).
 
Meno dipendenti pubblici ma anche meno medici convenzionati. I medici di famiglia dai 45.878 che erano nel 2010 sono diventati 42.428 nel 2019 (-3.450). In calo anche i pediatri (-310 in 10 anni per un totale nel 2019 di 7.408 unità). In frenata anche i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica) che dai 12.104 che erano nel 2010 sono diventati 11.512 nel 2019 (-592).
 
L’inattesa esplosione della pandemia ha messo a nudo il fallimento delle scelte operate negli scorsi anni. Adeeo serve una terapia d’urto che punti al rilancio del SSN attraverso dei punti fermi. Servirà tagliare gli sprechi, effettuare un controllo rigido degli appalti, sbloccare definitivamente il turn over per consentire di assumere, con forme di contratto a tempo indeterminato, nuovi operatori sanitari al fine di contrastare le carenze strutturali degli organici. 

Non imparare dalla pandemia sarebbe un delitto, motivo per un’inversione di marcia sembra quasi fondamentale, per non rischiare di trovarci in situazioni peggiori in futuro.