Opinioni

Emergenza povertà nel vibonese, in attesa qualche salvagente logoro e bucato

EMERGENZA povertà, il vibonese tra le province piú esposte in Calabria. Tra caro energia dovuto alla guerra ucraino-russa, crisi economica e inflazione galoppante il rischio di uno tsunami sociale é piú che mai concreto. Gli ultimi dati ufficiali (fonte Svimez) avevano già confermato un dato impressionante: in Calabria su meno di due milioni di abitanti, oltre ottocentomila persone vivono in famiglie a rischio povertà. E, a quanto pare, questi numeri aumenteranno ulteriormente. Per comprendere meglio quanto potrebbe essere devastante questo incremento, basti pensare che già oggi un terzo delle famiglie calabresi erodono l’80% del budget disponibile per “spese insopprimibili”: bollette, generi alimentari e farmaci. Nel vibonese, questa situazione, già di per sè tragica, risulta addirittura peggiorare.

Basta fare un semplice giro in qualcuno degli innumerevoli supermercati sparsi nella provincia per rendersi conto della situazione. Anziani e madri di famiglie, molte con bambini piccoli al seguito, che vagano tra i vari reparti a “caccia” dell’offerta sottocosto, per farne scorta il piú possibile. Negli ultimi anni la Caritas diocesana ha visto aumentare in modo significativo il numero di famiglie e singoli individui che richiedono un aiuto per necessità basiche. Dal cartone di latte alla bolletta della luce sono numerose le richieste di aiuto che giungono agli enti caritatevoli ed alle associazioni di beneficienza presenti sul territorio vibonese.

A conferma di tale emergenza, non bastasse lo Svimez, anche l’Istat nel report sui divari territoriali pubblicati avverte che la crisi attuale in alcune province del Sud non ha precedenti nella storia recente. E ciò non solo per la povertà e l’atavica carenza di lavoro, ma, anche, per l’impoverimento demografico dovuto a denatalità, invecchiamento ed emigrazione. Le criticità piú evidenti iniziano dall’enorme differenza nella dotazione infrastrutturale e continuano l’inaccettabile divario nei servizi primari come la sanità, l’istruzione, il welfare solo per citarne alcuni.

È purtroppo evidente che le strategie politiche messe in campo negli ultimi decenni hanno fallito, contribuendo ad aggravare una situazione già critica. Oggi, le enormi risorse del “Piano mazionale di resilienza e ripartenza” potrebbero realmente fare la differenza; ma nei fatti, però, al di là di proclami e fantasmagorici progetti questa messe di denari non sta incidendo come dovrebbe. Anzi, l’esatto contrario. Territori come il vibonese continuano a desertificarsi, a impoverirsi, a invecchiare, e coloro che potrebbero farlo rinascere, le nuove generazioni, si trovano costrette a emigrare perché ormai hanno perso anche la sola speranza di una vita migliore. E per aggiungere al danno la beffa, i pochi che rimangono invece di essere supportati devono fare i conti con una macchina burocratica inefficiente e inceppata, assolutamente distante dalle problematiche che imprenditori e cittadini devono affrontare ogni giorno.

In conclusione, al netto delle tante parole, delle innumerevoli promesse mai mantenute e delle belle intenzioni che però rimangono tali, il territorio e i vibonesi affondano nelle sabbie mobili mentre si attende qualche salvagente logoro e bucato che, ovviamente, non basterà a salvare (quasi) nessuno da un disastro annunciato ormai da decenni.