Ultima ora

Avevano escogitato un sistema di frode al fisco i 24 imprenditori cinesi arrestati

L’operazione ha visto interessate le province di Firenze, Arezzo, Prato, Grosseto, Rovigo e Vibo Valentia.

Avevano escogitato un sistema per trarre massimi profitti ed evadere le tasse. Ma la Guardia di Finanza, al termine di complesse attività investigative, ha scoperto i furbetti dell'”apri e chiudi”, 24 imprenditori cinesi coadiuvati da 5 commercialisti di uno studio associato con sede a Sesto Fiorentino, che forniva consulenze alle imprese coinvolte nell’inchiesta, tutti arrestati stamattina.

In buona sostanza, i cinesi arrestati aprivano un’azienda, la intestavano a dei prestanome, non pagavano né tasse né tanto meno i fornitori, accumulavano debiti e poi chiudevano l’attività. Per poi ricominciare da capo con una nuova testa di legno. L’operazione della guardia di finanza ha visto operativi i comandi delle province di Firenze, Arezzo, Prato, Grosseto, Rovigo e Vibo Valentia.

Le fiamme gialle hanno anche provveduto al sequestro di ingenti patrimoni per oltre quaranta milioni di euro.

I cinesi arrestatati sono considerati dai militari e dalla magistratura i titolari di oltre ottanta ditte, che operano nel settore della produzioni di articoli di pelletteria. Le aziende avevano una vita media di tre anni. Il tempo necessario per guadagnare un discreto gruzzoletto e, al contempo, accumulare un consistente debito con l’erario.

Quando arrivavano le prime cartelle esattoriali, la ditta chiudeva, facendo perdere le proprie tracce. O almeno questo era il convincimento degli imprenditori cinesi arrestati oggi dalla guardia di finanza. E dei loro consulenti fiscali.