Città e ambiente

In Calabria l’ulivo è in fioritura, il 2021 potrebbe essere un’annata d’oro verde

“…e germoglia il ramo dell’ulivo, che mai inganna

La pianta dell’olivo, albero sacro alla dea Atena, riveste un ruolo importante da secoli per le civiltà che si affacciano sul Mediterraneo. Fronde verde intenso si ergono al cielo e chissà per quanti anni è stata fonte di sostentamento per animali, ricovero per viandanti, ma soprattutto sorgente di vita per i nuovi frutti, le drupe, il nome botanico del frutto dell’ulivo.

Da esse si estrae, meccanicamente, il noto olio dalle caratteristiche incredibili. Un tempo gli atleti lo usavano per ungere la propria pelle, in modo da resistere al gelo, le donne per idratare la loro pelle e ancora oggi è uno degli ingredienti fondamentali nella cosmesi.

Ultimo, ma non per importanza, l’aspetto salutistico. Che dire… il migliore degli oli vegetali, sia per caratteristiche chimiche che per il contenuto di “piccolissime” sostanze che fanno molto bene alla nostra salute, i biofenoli. Questi inebriano i sensi di chi si approccia all’analisi sensoriale dell’olio d’oliva e ci proteggono contro l’invecchiamento cellulare, ma non solo…prevengono i tumori, le malattie neurodegenerative e tanto altro ancora.

Chi di voi conosce le proprietà dell’oleocantale? Un noto fenolo che ha le proprietà antinfiammatorie simili all’ibuprofene. Un motivo in più per consumare olio di oliva di qualità! Per chi non lo sapesse i frutti si formano dall’infiorescenza dell’ulivo, chiamata mignola, costituita da un asse centrale (quasi come se fosse un grappolo) su cui si imperniano i piccoli boccioli, dei quali dopo l’antesi solo una piccolissima percentuale diventeranno frutto.

Si ipotizza che una pianta di ulivo in piena produzione possa “ospitare” circa 500.000 fiori, una quantità a dire poco straordinaria. Ma sapete quanti diventeranno frutto di questi? Solo il 2-3%. Sì, perché l’olivo è una specie soggetta all’aborto dell’ovario, ma possono concorrere al fallimento della fecondazione attacchi di insetti, temperature eccessive o viceversa, venti caldi e altre variabili climatiche che in un periodo in cui i cambiamenti climatici sono in atto mettono a dura prova il ciclo vitale di questa pianta molto generosa.

Proprio per questo motivo è giunta l’ora di tutelare questa specie e considerarla alla stregua di un qualsiasi altro frutteto d’alto reddito. Columella nel suo De re rustica trasmetteva il suo sapere sulla coltivazione dell’olivo fino alle migliori tecniche di molitura.

Già nel mondo antico erano ottimi conoscitori delle migliori esigenze pedoclimatiche dell’olivo, si parlava di posizione in medio pendio e nella messa dimora prevedevano uno strato di sassi alla base della buca per evitare ristagni, o alla funzione del letame come riserva di humus per il futuro.

E che dire della tendenza di non potarlo prima di 3 anni di vita o di potare la chioma con grande rispetto degli equilibri vegeto-produttivi, erano veramente in gamba. Parliamo ora della nostra terra, la Calabria, una dei più grandi areali olivicoli d’Italia in cui ci apprestiamo a dare inizio alle danze…l’ulivo è in fioritura, in base alle zone ci troviamo alla schiusura inoltrata dei boccioli o quasi.

La natura, che pensa a tutto, inizia ad accarezzare le fronde con la giusta brezza che ne aiuti l’impollinazione, proprio perché a scambiare il polline e a depositarlo sugli stigmi ci pensa Eolo.

Quest’anno si ipotizza un’annata interessante, da nord a sud della regione ci si imbatte in piante ricche di fiori che offrono un contrasto verde bianco qualora le mignole siano in prossimità dell’apertura o in altri casi al bianco si aggiungere il giallo degli organi fiorali o al polline che imbratta la vegetazione verde.

Columella scrisse Olea prima omnium arborum est, direi che non c’è frase più importante e significativa che contiene all’interno un importante significato che tuteli e valorizzi una specie cosi interessante a cui un po’ tutti dobbiamo riconoscenza e rispetto, come alla natura in generale d’altronde.